Katarte / Re-made in Italy. Marcel Duchamp l’artista più rivoluzionario del XX secolo
Marcel Duchamp. Orinatoio di porcellana, 1917 (1964) ready-made
Biglietti non disponibili
Fino al 9 febbraio 2014
A cento anni esatti da “Ruota di bicicletta”, il primo ready-made di Marcel Duchamp, un artista franco-americano, la Galleria dedica una mostra all’artista che ha rivoluzionato definitivamente il concetto di opera d’arte, a partire dai primi decenni del XX secolo. Parlare di un’antologica non sarebbe del tutto corretto, perché alla Gnam, pur esponendo lavori datati dal 1902 al 1968, ci si concentra su aspetti precisi della produzione di Duchamp, ovvero sul suo rapporto con l’Italia e con collezionisti, critici e artisti italiani. Lo spunto per fare ciò proviene dalla collezione stessa della Galleria di Roma che nel 1997 ricevette la preziosa Donazione Schwarz, collezione del mecenate, critico e gallerista italiano Arturo Schwarz che comprendeva, tra l’altro, una settantina di opere di Marcel Duchamp, ora eccezionalmente esposte tutte insieme.
I 14 ready-made vennero esposti nel giugno 1965 in quelli che erano gli uffici della Gavina s.p.a. in via Condotti: l’illuminato imprenditore Dino Gavina per inaugurare i nuovi spazi del suo studio di design aveva scelto:
“Per una volta niente mobili, solo le sedie Wassily di Breuer e i Ready-made di Duchamp: la Fontana, il Portacappelli, il Portabottiglie, eccetera. Insomma i pezzi classici di quel genio che aveva sconvolto l’arte del secolo e che mi aveva affascinato in maniera totale”. “È la più bella mostra che abbia mai avuto”, disse poi Duchamp quando giunse negli uffici Gavina poco prima dell’inaugurazione. Quell’allestimento era stato curato infatti da Carlo
Scarpa, “un altro uomo di genio”.
Il percorso si snoda in sette sale e racconta, attraverso un centinaio di pezzi, il lavoro di Marcel Duchamp in relazione agli incontri e all’attività espositiva avvenuti negli anni Sessanta in Italia. Il cuore della mostra sono i 14 famosi ready-made, replicati da Duchamp in accordo con Arturo Schwarz nel 1964-1965 (donati alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1998) realizzati sotto la supervisione e l’autenticazione dell’artista tra il 1964 e il 1965. Questa operazione, seppur attuata con fini commerciali, ha avuto conseguenze culturali enormi, consentendo di far circolare nuove edizioni di opere già acquisite dai musei o riproducendone altre che invece erano andate perdute (non dimentichiamo che la Ruota di bicicletta e lo Scolabottiglie erano stati gettati da una allora inconsapevole Suzanne, sorella di Marcel).
“Oggetti di serie promossi dalla scelta dell’artista alla dignità di oggetti d’arte”, che hanno inaugurato il processo di trasformazione del prodotto quotidiano in opera, ponendo domande sulla natura dell’arte e dell’artista e aprendo la strada al pensiero contemporaneo con intelligenza e sarcasmo. Così, due file di poltrone Wassily al centro della stanza e tutto intorno i principali ready-made di Duchamp fanno di questa sala la più bella della mostra alla Gnam, dove riflettere e sorridere tra lavori come Air de Paris, Fresh Widow, In Advance of Broken Arm, Why Not Sneeze Rose Sélavy.
Nelle altre sale video, collage, disegni (tra cui quelli legati all’elaborazione del Grande Vetro), molte opere dedicate all’amato gioco degli scacchi e la straordinaria Boîte-en-valise, il “museo portatile”, quasi un’autobiografia di Duchamp che racchiuse in una borsa Louis Vuitton miniaturizzazioni della sua opera omnia, oggi per l’occasione dispiegata in un’ampia teca che permette di vedere i prototipi dei ready-made e le mini-riproduzioni degli altri lavori.
Chiunque venisse in contatto con l’opera di Duchamp modificava il proprio modus operandi. Lui ha scatenato un nuovo modo di guardare alle cose, capovolgendole, un nuovo modo di pensare, con arguzia, ironia, originalità, coraggio. Dopo di lui, nulla è stato più come prima: è iniziato il contemporaneo.
Sono proiettati i filmati che vedono la partecipazione di Duchamp sia in veste di attore (nel film Verifica incerta, girato da Baruchello e Grifi nel 1964-65) che di regista con Anémic Cinéma – filmato nel 1926 con la collaborazione di Man Ray e Marc Allégret – dove sono utilizzati dei dischi ottici, precursori dell‘optical art, concetto ripreso più tardi nei Rotoreliefs, esposti nella stessa sala. In mostra pure le acqueforti delle due edizioni The Large Glass and the Related Works, vol. 1 e 2 (1967-68), con soggetti risalenti agli studi degli anni 1915-1923, relative al compimento del Grande Vetro e alla più tarda realizzazione dell’opera Etant donné. Sono esposti i suoi ritratti (Man Ray), fotografie d’epoca e un primissimo olio del 1902 (aveva 15 anni) intitolato Paysage à Blainville, e si possono ammirare anche i suoi famosi scacchi da viaggio e le incisioni dedicate a questo tema. Un’ampia sezione, infine, è dedicata all’influsso esercitato da Duchamp in Italia e agli incontri fra lui e alcuni artisti in occasione dei suoi numerosi soggiorni, con opere di Baj, Baruchello, Dangelo, Patella, Fioroni, Vaccari.
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