Katarte / Eroica-Antieroica, la scheggia impazzita di Vettor Pisani
Camera di Eros, 1989, (particolare)
Biglietti non disponibili
[dropcap]D[/dropcap]uecento opere per raccontare, con la più grande retrospettiva mai dedicata all’artista, una parabola creativa geniale e controcorrente: le intriganti provocazioni di Vettor Pisani. Ha giocato come nessun altro, in Italia, con il senso della realtà. Soggiogandola a suo piacere, divertendosi a metterla in crisi con sarcasmo e ironia; teatralizzandola attraverso sublimi bugie, equilibrismi linguistici e visuali di straniante e spiazzante efficacia. Vettor Pisani è stato, dagli Anni Settanta e fino alla tragica scomparsa avvenuta nel 2011, una scheggia impazzita del sistema dell’arte: unico e inimitabile, impossibile da imbrigliare e categorizzare. Con Pisani l’assurdo diventa possibile e la verità svapora nell’effimero: un cortocircuito magnificamente messo in scena al MADRE di Napoli. Un evento costruito pensando alla tensione drammatica tra la figura dell’eroe e quella dell’antieroe.
Ecco la storica Camera di Eros, con il volto in cioccolato di una Venere, ed ecco il surreale Divano, degno di trovare posto nel salotto di Magritte. Installazioni e ambienti esprimono al meglio il gusto provocatorio di Pisani, la sua capacità di creare magiche ed enigmatiche suggestioni. Amore e morte, maschile e femminile, umano e divino: uno spettacolare gioco delle coppie, magnifico teatro delle antitesi, quello orchestrato da Pisani. Che trova il suo acme nella performance Lo Scorrevole, ampiamente documentata in mostra, con una modella agganciata tramite un collare a un cavo in metallo, sospinta completamente nuda nello spazio.
Vettor Pisani si è progressivamente rivelato come uno dei testimoni e dei più importanti esponenti della ricerca artistica in Italia a partire dagli anni ’70, nonchè un autore fra i più personali e visionari nel panorama artistico della sua generazione. Provocazioni linguistiche ed estetiche, modalità espressive rivelatesi dense di significato per le generazioni successive, compongono l’opera di un vero e proprio precursore che ha saputo unire l’investigazione concettuale all’ironia, il mascheramento alla ricerca della verità, la grande Storia alla cronaca più triviale, il sacro al profano, l’arte del passato alle provocazioni del presente.
[dropcap]T[/dropcap]utte le opere di Vettor Pisani si situano sistematicamente non solo oltre i confini che dividono fra loro discipline quali arte, letteratura, teatro, musica, architettura, filosofia, poesia, scienza (comprese le scienze occulte), ma anche al di là dell’idea stessa dell’artista come figura singolare e unitaria, come esemplarmente dimostrato dal riferimento, costitutivo della poetica dell’artista, a figure-simbolo come quelle di Marcel Duchamp, Yves Klein, Joseph Beuys o dalla estesa collaborazione-identificazione fra l’artista e Michelangelo Pistoletto in occasione del progetto Plagio; o, ancora, dalla sua relazione con artisti quali, fra gli altri, Alighiero Boetti e Gino De Dominicis.
Impegnato in un’ideale coesione fra pensiero, azione e opera attraverso la costante adozione di dispositivi performativi e narrativi, Vettor Pisani sviluppa la sua ricerca senza soluzione di continuità fra le diverse opere, fino quasi a configurare la sua intera produzione come un’unica opera d’arte totale in costante metamorfosi, una poderosa messa in scena spettacolare quanto entusiasmante da ripercorrere nel suo labirintico mondo.
“Arte che ci fa vedere l’indicibile”, come scriveva l’artista stesso, ovvero che svela il rimosso della psiche e della storia, sonda le profondità del senso delle cose e rende visibile l’invisibile. La stretta collaborazione fra l’artista e la moglie Mimma Pisani, partecipe esegeta, si configura come la comune sceneggiatura di una performance teatrale come una continua dichiarazione di poetica e fabulazione e come percorso di vita. Nell’esplorazione sul “senso segreto della realtà, dell’arte e della cultura” si coniuga in Vettor Pisani il richiamo alla figura semantica e al destino sia dell’eroe che dell’antieroe configurando l’artista quindi come interprete dell’Io che, se ha smarrito la centralità dell’essere, rimane pienamente pervaso da un anelito rigeneratore e da un’insopprimibile ansia di significato, di unità, di assoluto, di un ritorno all’immaginario come unica fonte possibile di ispirazione.
Galleria
Link: sito ufficiale MADRE
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