Katarte / Amore e Psiche, la favola dell’anima
Antonio Canova. Amore e Psiche, 1788-1793 (part.)
Biglietti non disponibili
24 GENNAIO – 4 MAGGIO 2014
La mostra, grazie a capolavori archeologici della Magna Grecia e dell’arte romana, per arrivare a Tiepolo, Tintoretto ad Auguste Rodin a Salvador Dalì, segue le diverse fasi del racconto di Apuleio – dalla passione alla serenità raggiunta attraverso la speranza. Il racconto prende le mosse dalla rivalità nel nome della bellezza. Psiche, nuova Afrodite terrestre, crea inconsapevolmente un sovvertimento dell’ordine cosmico e mina l’armonia stessa del mondo degli dei. Dall’altro canto, Afrodite – dea della bellezza e dell’amore, che presiede alla fertilità del cosmo su cui agisce la potenza creatrice di Eros – è indignata per l’umana superbia di una mortale che vuole competere con il suo fascino.
Si prosegue quindi con il tema delle nozze ferali di Psiche, prologo del dramma che sta per consumarsi. Una profezia vede infatti Psiche unita in matrimonio con un mostro; proprio per questo motivo, Eros ordina a Zefiro di rapirla per condurla nel suo palazzo dove, con l’ausilio della notte e del buio, potrà incontrare la sua amata. Psiche, felice nella sua nuova casa, subisce tuttavia l’invidia delle sorelle che le suggeriscono di uccidere l’amato.
Psiche attende che Eros si sia assopito per sollevare su di lui la lucerna e vederne l’aspetto animalesco: una goccia di olio bollente colpisce però il suo corpo disteso, facendolo sobbalzare e fuggire. Mentre Psiche, con l’illuminazione, determina la conoscenza del proprio amore, Eros si trova a essere sopraffatto dall’amore totalizzante della donna.
Privata dell’amante, Psiche cade nella più cupa disperazione e si consegna ad Afrodite. La dea decide di sottoporla a una serie di quattro prove, l’ultima delle quali prevede di scendere agli inferi per chiedere a Persefone l’elisir della giovinezza perenne. Sarà una torre, simbolo del sapere umano, ad aiutarla in questa impresa; sulla strada del ritorno tuttavia la curiosità vince nuovamente la fanciulla che, inalando il fluido, cade in un sonno profondo simile alla morte.
Solo Eros, che non si era mai rassegnato a vivere senza Psiche, riuscirà a risvegliare l’amata con le sue frecce amorose, assicurando al racconto il lieto fine e il tenero abbraccio. Il mito porta così alla luce uno snodo epocale nello sviluppo della religiosità antica e della concezione dell’anima: la capacità di amare è una scintilla divina, e la trasformazione dell’anima attraverso l’amore è un mistero che avvicina a Dio.
Una particolare attenzione va posta sul simbolo della mostra, il gesso di “Amore e Psiche” di Antonio Canova. L’opera rappresenta una riflessione filosofica sul concetto di anima espresso dalla farfalla che Psiche appoggia sulle mani di Amore, il modellato ricorda l’idealità formale delle sculture antiche che Canova riesce a rendere moderne nell’ideazione e nell’iconografia.
Link: sito ufficiale Reggia di Monza
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