Katarte / Caravaggio e i Caravaggeschi. Un miracolo di luce, bellezza e pathos
Caravaggio. Ecce Homo, 1605, (part.)
Biglietti non disponibili
Dal 31 maggio al 20 luglio 2014
L’Ecce Homo, uno dei capolavori del maestro, è l’ospite d’onore assoluto, una eccezionale presenza indispensabile al fine di rendere palese il filo invisibile che lega Caravaggio (1571 -1610) ai suoi seguaci presenti in mostra. La preziosa tela genovese bene si lega alla produzione dei numerosi allievi, creando un link diretto con il maestro: il visitatore avrà quindi la possibilità diretta di confrontare le diverse anime del caravaggismo presenti che si riconducono all’“Ecce Homo” del Caravaggio. La tela fu commissionata dal nobile romano Massimo Massimi e riconosciuta dal critico Roberto Longhi come opera del maestro solo negli anni Cinquanta. Un dibattito sempre aperto circonda la data dell’opera, 1605 secondo alcuni, 1609 secondo John Gash.
CAPOLAVORI CARAVAGGESCHI – “Pittura di realtà a Novara e nel suo territorio”. Questo il titolo scelto per la mostra, che offre un percorso di ventitré capolavori, tra pale d’altare e tele di medie dimensioni, formando un affascinante spaccato della storia dell’arte: un vero e proprio viaggio all’interno della pittura caravaggesca con inimmaginabili sorprese di fascino e di proporzione. Il ricco apparato iconografico aiuterà il visitatore a ripercorrere gli anni cruciali del fermento artistico tra Roma e il nord Italia attraverso un percorso espositivo diviso in tre sezioni dove si ammirano alcuni capolavori provenienti dal territorio della Diocesi di Novara e dalle Collezioni Civiche.
Si parte con l’Annunciazione di Simone Peterzano, riconosciuto come il maestro del Caravaggio, ospitata nella chiesa di Santa Caterina a Galliate e il “Sacrificio di Isacco” custodito nella chiesa parrocchiale di Baveno. Nella sezione dedicata alle raccolte civiche si trovano alcuni dipinti dei Musei Civici restaurati di recente e nell’ultima sezione opere di pertinenza di parrocchie del territorio ma provenienti da Roma, tra le quali il “San Carlo in preghiera” di Giovanni Baglione. In occasione della mostra tornano temporaneamente in città opere di proprietà della famiglia Faraggiana e altre disperse dopo le soppressioni napoleoniche come l’“Adorazione dei Pastori” di GiuseppeVermiglio, proveniente dalla Pinacoteca di Brera.
Del Vermiglio in mostra anche Santa Giustina e San Dionigi. Di notevole spessore la presenza di artisti stranieri tra cui Valentin de Boulogne, Matthias Stomer, Nicola Tournier con “L’ebbrezza di Noè”, di un maestro franco fiammingo “Lot e le figlie”. Una sezione ricca di opere di Antonio d’Enrico detto Tanzio da Varallo, il più rappresentativo tra i pittori che presentano accenti caravaggeschi, da lui acquisiti durante un lungo soggiorno a Roma. L’affinità pittorica è testimoniata dalla pala con il “San Carlo comunica gli appestati”, datata 1616 e realizzata dopo il ritorno in territorio novarese ed ancora una “Madonna con bambino” di Carlo Saraceni.
“Gli echi appresi da Gaudenzio Ferrari – ha spiegato Gonzales – si mescolano a un’anima più realistica e rendono le figure ancora più naturali, con una corposità che sembra quasi prendere vita. Ecco la ricchezza della mostra, quella di un percorso di visita che permette di seguire l’evoluzione della pittura caravaggesca, confrontando diverse anime, quella nordica e quella italiana”.
La mostra è promossa e organizzata dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico del Piemonte, dall’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Novara e dall’ATL della Provincia di Novara, in collaborazione con il Comune di Novara, con il progetto Città e Cattedrali e la Regione Piemonte. L’Arengo del Broletto riesce a valorizzare lo straordinario patrimonio esposto “con un allestimento scarno e ombroso – sottolinea ancora Gonzales – dove l’attenzione è posta sulle opere, sui forti contrasti tra luci e ombre. Intorno ruota un affascinante viaggio tra arte e storia”.
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