Katarte / Gerhard Richter. Il poliedrico pittore più venduto nel mondo
Bach1, 1992, (part.), olio su tela, cm. 300 x 300
Biglietti non disponibili
fino al 7 settembre 2014
Gerhard Richter (Dresda, 1932) è uno tra i più osannati artisti contemporanei che può godere di un successo mondiale. Nella sua carriera si è cimentato con opere figurative, come ritratti, nature morte, paesaggi e composizioni astratte, giocando in un pentagramma di colori che producono il risultato di punzecchiare e a volte irritare i nostri occhi. E’ stato il primo ad aver applicato, negli anni Sessanta, il blurring, la tecnica della sfocatura su tela, con un effetto misteriosamente emozionale.
La mostra dal titolo “Gerhard Richter. Pictures/Series”, ci sorprende con le differenti forme, strutture, proporzioni e colori degli imponenti dittici January, December e November. Ci danno un senso di tranquillità invece i confidenziali ritratti madre-figlio nel ciclo S. mit Kind (S. con bambino), tratti da fotografie personali vicini come soggetto alla Vergine con Bambino. La raffigurazione della Vergine torna con le cinque tele dell’Annunciazione dopo Tiziano, ideate dopo aver visto un’Annunciazione di Tiziano nella Scuola Grande di San Rocco, che lo sconvolse: “Lo avrei voluto per me, per il mio appartamento – ha affermato Richter – così decisi di copiarlo, nel modo in cui avrei potuto. Ma non sono riuscito a creare una copia semi-presentabile. Così ho dipinto cinque varianti dell’Annunciazione che non avevano molto in comune con quella di Tiziano, ma che mi resero abbastanza contento”.
Vediamo in una costante alternanza le tele seriali e le opere singole dell’artista; tra queste ci sono capolavori discussi ma che hanno raggiunto lo status di icona, come Iceberg nella nebbia, del 1982, Betty, del 1988, Piccola bagnante e Lettrice, del 1994 o Ella, del 2007, prodotte sempre da fotografie riprese da Richter.
Richter dipinge immagini, non pensieri. Colleziona da sempre fotografie, e da decenni idealizza il pittore come un fotografo che con una bacchetta magica che dipinge ciò che ha visto o sognato. La sua tecnica di esecuzione è fredda, meccanica, sfumata come se il tempo ne diluisse i contorni. Lo testimonia un’importante serie degli anni settanta costituita dai quadri grigi, che perfino nella negazione attraverso i colori grigi, svela comunque le qualità artistiche nelle variazioni ritmiche di tonalità. Si prosegue poi con i cicli dei dipinti astratti tra cui Bach del 1995, Wald (il Bosco) del 2005 e Cage del 2006, creati parallelamente in opposizione a quella delle Candele o dei Crani cresciuta step by step.
Il ciclo 18. Oktober 1977 (18 ottobre 1977) eseguito nel 1988 è la risultanza di una convulsa e tormentata valutazione sulla storia della Germania in riferimento alla Frazione Armata Rossa (RAF). 15 dipinti derivati da foto riportate dai giornali, dove sospensione, dubbio, sofferenza, stupore ci folgorano come se l’angoscia di allora sembra non essere mai scomparsa. E ancora Otto infermiere tirocinanti del 1966, in cui vengono ripresi i ritratti delle giovani assassinate, sempre apparsi sulla stampa, per evidenziare spasmodicamente il rapporto tra inquadratura e serialità in una diretta interdipendenza.
Richter focalizza la propria attenzione alla reciprocità tra il suo lavoro, l’ambiente e i visitatori, attori partecipi per una volta e non comparse passive.Vi sono poi le opere dei cicli Spiegel (Specchi), nei quattro dittici Doppelgrau (Doppio grigio) e nelle due opere complesse in lastre di vetro 12 Scheiben (Reihe) e 7 Scheiben (Kartenhaus). Folgorato sulla strada di Damasco dai mille stratagemmi proposte dalla tecnologia, Richter ha realizzato la serie Strips – di cui sono esposte due opere – ottenute dalla fotografia digitale di un dipinto astratto del 1990, i cui particolari sono stati poi ingranditi col computer, e riverberati più volte dopo, palesando il coinvolgimento del grande artista per le amalgamazioni cromatiche intermittenti già collaudate in 1024 Farben (1024 colori) e 4900 Farben (4900 colori).
Richter è famoso per i suoi foto-dipinti, sopratutto per i suoi paesaggi, e le sue complicate tele astratte. Ma nel tentativo di profanare il suo mondo vien fuori che la sua idea di pittura non è proprio ciò che pensiamo. “Riesco a dipingere contro la mia volontà. E questo lo vivo come un grande arricchimento”– ha scritto- “Noi definiamo troppo velocemente la realtà, liquidandola prima del tempo”, ha spiegato l’artista. Per questo Richter lavora sulle sue opere tentando di decantare ogni soggettività, evitando sistemi ideologici che ricorrono a uno stile che le etichettasse.
Scopriamo allora con questo evento chi è effettivamente questo pittore ottuagenario, che ha trascorso la sua gioventù nella Germania comunista e che riuscì a scappare a Ovest appena due mesi prima della costruzione del muro di Berlino. Possiamo dichiarare che si tratta a tutti gli effetti di un “pittore”, che nelle sue trasvolate di espressione artistica persegue sempre una incontrovertibile vocazione. “La pratica quotidiana della pittura” è il libro che, raccogliendo le sue meditazioni, non concede un minimo spazio a fraintendimenti.
“Voglio essere neutrale, che è l’antitesi dell’essere ideologici”, dice Richter. E l’ideologia non è solo l’arte conformista, ma è spesso quella dell’arte che sceglie di rinchiudersi in un unico paradigma espressivo. Ecco perché Richter ha individuato nella fotografia un punto di riferimento dove attingere a piene mana. Una mostra imperdibile, bene allestita e varia, in una sede espositiva incantevole, disegnata da Renzo Piano, che ha studiato un perfetto sistema di illuminazione naturale e diffuso, variabile a seconda dell’ora.
Orari: mercoledì 10,00-20,00; dal lunedì alla domenica 10,00-18,00.
Info e prenotazioni: Tel. +41 61 645 97 00.
Catalogo in tedesco e inglese, con testi di Georges-Didi Huberman, Dietmar Elger, Michiko Kono e Dieter Schwarz.
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