Katarte / Da Monet a Renoir, da Van Gogh a Bonnard, le Gemme dell’Impressionismo
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La mostra vanta 68 opere, a partire da Eugène Boudin (1824-1898), maestro di Claude Monet, fino ai post impressionisti Pierre Bonnard (1867-1947) e Édouard Vuillard (1868-1940), esposte secondo aree tematiche che vanno dal paesaggio al ritratto, dalle figure femminili alle natura morta, fino alla rappresentazione della vita moderna dove l’universo femminile è protagonista, tema privilegiato dagli impressionisti.
Le figure femminili dell’epoca non sono più personaggi mitici o letterari, bensì sono rappresentate nei loro rituali quotidiani, nel risveglio, dinanzi alla toilette, durante la vestizione, nella vita domestica come nelle sale da ballo e nei caffè, in casa e nei giardini.
La sezione “Donne, amiche, modelle” si apre con “La sorella dell’artista alla finestra” , famoso dipinto di Berthe Morisot, amica di Edouard Manet. Esclusa dall’École des Beaux-Arts, faticò non poco a inserirsi nel fermento artistico dell’epoca, ma il suo talento alla fine travalicò i confini imposti dal mondo maschile dei pittori. A suo dire “ i veri pittori capiscono con il pennello in mano” nel momento in cui si trovano a trasmettere la loro percezione, impressione del visibile.
“La donna è senza dubbio una luce, uno sguardo, un invito alla felicità, e talvolta il suono di una parola, ma soprattutto un’armonia generale, non solo nel gesto e nel movimento delle membra, ma anche nelle mussole, nei veli, negli ampi e cangianti nembi di stoffa per cui si avvolge, e che sono come gli attributi e il fondamento della sua divinità”. (Charles Baudelaire in “La peintre de la vie moderne”,1863)
Chi non riconosce le ballerine di Degas, la giovane donna che si pettina e Madame Henriot di August Renoir oppure Carmen Gaudin , la modella che Toulouse Lautrec scelse per la folta e spettinata capigliatura ramata? Donne reali, che vivono accanto a noi e si possono incontrare ovunque.
Con l’Impressionismo anche la natura morta si rinnova , si abbandona la cura del particolare per cedere a una visione d’insieme resa con semplici pennellate di luce che giocano sulle tonalità del colore, come si può vedere nella “Natura morta con ostriche,1862” di Édouard Manet, nella splendida “Natura morta con uva e garofano, 1880” di Henry Fantin-Latour e nella famosa “Brocca e frutta” di Paul Cézanne. Cambia la composizione, l’elemento portante spesso non è centrale, ma luce e colore lo evidenziano, a volte scomponendo volumi.
Le “superstar”. Alcune tra le opere in mostra raccontano l’Impressionismo visto con gli occhi dei maggiori artisti del tempo: un meraviglioso Van Gogh, Letti di fiori in Olanda, è tra le prime pitture di paesaggio del maestro; il clima frizzante dell’epoca si ritrova in Alle corse di Manet; mentre tutto l’intimismo e la dolcezza di Renoir si può osservare in Madame Monet e suo figlio, in Cogliendo i fiori e nella Giovane donna che tesse i suoi capelli. Argenteuil di Monet testimonia lo speciale rapporto che l’artista ebbe con il luogo, fonte d’ispirazione costante per molti anni, mentre le meravigliose mele e pere alle quali ci ha abituato Paul Cézanne appaiono con colori forti e decisi nelle sue nature morte.
Anche il paesaggio viene riscoperto e interpretato con un vissuto diretto en plain aire, la prospettiva piatta sposta il soggetto non al centro della tela, anzi a volte è visibile solo in parte, come in “La scatola dei colori dell’artista e rose” (1892) e la “Bambina con la sciarpa rossa” di Vuillard (1891).
Link:Ara Pacis
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