Katarte / Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter
Jean Cocteau, Amedeo Modigliani, Max Jacob, Andrè Salmon, Manuel Ortiz de Za'rate
Biglietti non disponibili
Le opere in mostra, che risalgono tutte ad un periodo affascinante e fondamentale della storia dell’arte, sono permeate dalla ricercata atmosfera bohémien che caratterizzò questo luogo,
e che, come scrive il curatore Marc Restellini, rappresentano “questi spiriti tormentati” che si esprimono “in una pittura che si nutre di disperazione”. In definitiva, la loro arte era apolide. E’ a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualità e i loro sogni.
Modigliani era sbarcato a Parigi nel 1906 sentendo che quello era il posto dove avrebbe potuto “salvare il suo sogno”.
Va a vivere a Montparnasse che, in quegli anni, diventa il quartiere degli artisti; non solo pittori, ma anche scrittori, come Hemingway e Henry Miller, intellettuali come Jarry e rifugiati politici come Lenin e Trockij.
I luoghi di incontro sono le trattorie a buon mercato e le bettole-cantine in cui si tira tardi parlando di arte e politica e non di rado le discussioni terminano in risse. Le condizioni di vita sono per tutti assai misere, ma
è il fuoco sacro dell’arte, la consapevolezza che le loro opere stanno cambiando per sempre i canoni estetici, a dare la forza a Modigliani e compagni di andare avanti.
Modigliani di questo regno era un principe, tra l’ubriachezza e il tumulto creativo, il furore e la passione, la sua carriera durerà solo un decennio, interrotta da una morte prematura che ne alimenterà il mito romantico, assieme a quello di Montparnasse. La sua lunga serie di nudi femminili e quella moltitudine di ritratti che vanno al di là del sentimentalismo, nel loro approccio così lucido, ironico, tragico sono frutto di una scoperta parigina, l’arte africana, di cui prenderà a prestito le eleganti deformazioni eleganti: gli occhi a mandorla, le sopracciglia arcuate, il naso forte, il collo spropositatamente lungo. Modigliani di artisti ne frequentò molti, ma fu Soutine il compagno dei giorni di miseria. Le loro espressioni pittoriche erano agli antipodi: Modigliani lieve come il Botticelli, malinconico e ferocemente tormentato il russo. Bello Modigliani, umiliato e offeso da un’infanzia dolorosa Soutine nel cui lavoro dalle tinte violente, dal tratto aggressivo si avverte tutta la fine di un’epoca.
CHI ERA AMEDEO MODIGLIANI – Amedeo Modigliani (1884-1920) nasce a Livorno e, sin dalla giovane età, studia alle scuole delle belle arti di Firenze e di Venezia, risentendo delle suggestioni dello Jugendstil, la versione tedesca dell’Art Noveau, e della cultura figurativa secessionista (Klimt in primis).
Considerato tra i maggiori artisti del XX secolo, presente oggi nei maggiori musei del mondo e battuto all’asta per cifre astronomiche, Modigliani condusse una vita che incarnava la leggenda dell’artista maledetto: poverissimo, malato e dedito all’alcol e alle droghe, ebbe un’esistenza molto travagliata fino alla tragica morte avvenuta all’età di trentacinque anni. I compagni di bisbocce a Montparnasse erano Soutine, Kisling e Utrillo, tutti amici pittori la cui opera è esposta in mostra e che Modigliani raffigura nei suoi ritratti, insieme a Pablo Picasso, Jean Cocteau, Diego Rivera e Max Jacob.
E ancora Marc Restellini: “Quegli anni corrispondono a un periodo d’emancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dell’arte. Ovunque in Europa era in corso una rivoluzione estetica, preludio a un’evoluzione dei costumi; ed è a Parigi, ‘l’unico luogo al mondo in cui la rivolta ha il diritto di cittadinanza’, prima a Montmartre e poi a Montparnasse, che quegli artisti – tutti ebrei – si sono ritrovati per tentare la sorte”.
Ed ebreo era anche Jonas Netter, una figura importantissima per gli artisti in mostra, senza il quale molti tra loro non avrebbero avuto di che vivere e sostentarsi: il percorso espositivo mette a confronto i capolavori acquistati nell’arco della sua vita da Jonas Netter, che, affascinato dall’arte e dalla pittura, diventa un amateur illuminato e acuto riconoscitore di talenti, grazie all’incontro col mercante d’arte e poeta polacco Léopold Zborowski, anche egli ebreo.
Netter conosce Modigliani, Soutine, Utrillo ed entra in contatto con Valadon, Kisling, Krémègne, Kikoïne, Hayden, Ébiche, Antcher e Fournier. La loro produzione lo affascina e lo spinge a sostenerli generosamente e a comprare dal mercante i loro lavori: egli diventa quasi un “mecenate”, ispirato e geniale insieme tanto che, quando Modigliani è costretto a trasferirsi in Costa Azzurra a causa di problemi di salute, compra dal giovane italiano abbastanza tele da permettergli di affrontare il viaggio, durante il quale poi l’artista lavorerà intensamente.
Di Modigliani Netter ammira l’originalità del genio creativo, ama profondamente i suoi volti femminili stilizzati su lunghi colli affusolati, come Elvire au col blanc (Elvire à la collerette) del 1917-18 e Fillette en robe jaune (Portrait de jeune femme à la collerette) del 1917, entrambi esposti insieme a Portrait de Zborowski del 1916 e Portrait de Soutine, anch’esso realizzato nel 1916 dopo l’incontro tra i due artisti che stringono una solida amicizia, al punto che è proprio Modigliani a presentare a Netter Soutine. Di Chaim Soutine sono esposti in mostra oltre venti olii – una vera e propria mostra dentro la mostra – tra cui L’Homme au chapeau, L’Escalier rouge à Cagnes e La Folle.
Se oggi noi ammiriamo questi lavori come capolavori assoluti dell’arte, non dobbiamo dimenticare tuttavia che all’epoca in cui videro la luce venivano considerati veri e propri obbrobri. È per questo che l’intuizione di Netter
appare una vera e propria profezia, oltre che un atto coraggioso e spesso disinteressato. Poco si sapeva di quest’uomo tale era la sua discrezione. Oggi, grazie al lavoro di ricostruzione di Restellini, possiamo farci un’idea del suo volto grazie al ritratto che gli fece Kisling, anch’esso in mostra, riconosciuto da vecchie fotografie familiari.
E la leggenda vuole che sia stato proprio Modigliani a presentare Kisling a Netter.
A causa del suo atteggiamento così discreto, di Jonas Netter non rimane nulla di personale. Tranne le opere che amò e collezionò e che anche noi oggi possiamo contemplare.
+ Link: Mostra Modigliani
+ Link: Palazzo Reale
Condividi con la community di Katarte la tua personale esperienza, indicando su un valore da 1 a 5 stelle, quanto consigli "Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter".