Katarte / Frida Kahlo, pittrice rivoluzionaria e femminista
Autoritratto con vestito di velluto, (particolare)1926. Olio su tela, cm. 79,7 x 59,9
Biglietti non disponibili
dal 20 marzo al 13 luglio 2014 (aggiornamento: prorogata fino al 31 agosto 2014)
[dropcap]C[/dropcap]elebrata ed osannata, fino a diventare una sorta di mito contemporaneo, Frida Kahlo, la cui biografia e fascino artistico rimangono perenni. è l’icona della cultura messicana per eccellenza e punto di riferimento del movimento femminista,
I suoi dipinti, oltre a raccontare la sua vita, si legano indissolubilmente alla storia e all ‘anima del Messico a lei contemporaneo, portando alla luce le trasformazioni sociali e culturali che hanno anticipato la Rivoluzione . La pittrice ha saputo sovvertire la tradizione, esprimere il cuore creativo del suo paese e fare del proprio dolore un’ arte di vita.
Un incidente avvenuto nel 1925, a soli 17 anni, su un autobus di linea scontratosi con un tram, la costringerà a letto per moltissimo tempo. Frida, sola con se stessa, si avvicina così alla pittura e, tramite uno specchio montato sopra ad un letto a baldacchino, diventa la principale modella di se stessa, diventando inconsapevolmente una virtuosa pioniera del tormento del selfie.
Frida aveva una visione personalissima sui fatti della storia del suo popolo e sull’arte. Ha creato un linguaggio pittorico “nuovo”, mai troppo lontano da sé, totalmente basato sulla realtà. Prediligeva tele di piccole dimensioni, che dipingeva con dovizia di particolari, degna erede dei pittori fiamminghi. Personalità esuberante, quella di Frida, che sposò il celebre pittore messicano Diego Rivera, e fu amante, moglie e artista.
Delusa dai continui tradimenti di lui, che arrivò ad intrecciare addirittura una relazione con sua sorella, Cristina Kahlo, Frida lo ripagò con la stessa moneta, arrivando ad avere anche esperienze “saffiche”, lungamente discusse. I coniugi furono amanti, coppia, attivisti e artisti, e hanno ispirato una generazione di cambiamento nel Messico moderno. All’età di sei anni, la Kahlo dovette fare i conti con la poliomelite, che le danneggiò gravemente l’utilizzo di una gamba e, dopo l’incidente del 1925, fu una donna menomata nel fisico, sofferente e piena di difficoltà oggettive.
Chi non è rimasto folgorato dai suoi ritratti, nonostante presentasse una visibile peluria sul labbro superiore e le due sopracciglia unite? Uno spirito estremamente creativo, il suo, anche nei campi della moda e del design. A Roma potremo ammirare opere provenienti dalle collezioni d’arte più importanti al mondo, dal Messico agli Stati Uniti, passando per l’Europa.
Presenti anche gli scatti che il famoso fotografo Nickolas Muray realizzò negli anni Quaranta, fondamentali per capire appieno la personalità di questa donna. Autoritratti e quadri dai colori esplosivi caratterizzano la sua pittura. Esprimono l’energia vitale di un paese come il Messico, una sorta di “Viva la Vida” continuo, che poi è stato anche il suo ultimo grido prima di morire, nel 1954. Nella realizzazione della sua ultima opera non dipinse più se stessa, bensì dei bei frutti succosi.
Alla mostra a Parigi, i suoi dipinti furono ammirati da Juan Mirò, Kandinsky e Duchamp. I critici la osannavano, sottolineando la sua unicità e onestà. Strafelice quando Pablo Picasso le ha dato i suoi orecchini fatti di guscio di tartaruga in forma di due piccole mani, che divenne subito il suo gioiello preferito.
Quando nella primavera del 1938 André Breton andò a visitare Trotsky che si nascondeva nella casa di Frida, vide i suoi quadri e, deliziato, li denominò surreali, Lei rise e disse: “No, sono autobiografici, io dipingo la mia vita.” Lui non aveva capito che la vita di Frida era surrealismo puro, e che i suoi dipinti contenevano arte messicana folk, la mitologia, la religione, street art contemporanea e arte pre-colombiana, una combinazione mai vista prima. Pochi anni prima della morte le verrà amputata una gamba, ormai andata in cancrena. La quotidianità le sarà sembrata senza via d’uscita, ed ecco quindi che piante, fiori, insetti e strumenti, ritratti con fedeltà, diventano feticci, icone sorte a nuova vita. Immortali nel loro genere.
Nei suoi ritratti Frida rinuncia all’idealizzazione di sé e punta sull’amore per il proprio corpo imperfetto, pieno di difetti, “brutto” se vogliamo, ma intensamente vivo. L’anima è riuscita a sopravvivere ad un corpo trafitto e moribondo. I suoi teschi sono pronti a vagare tra i vivi, con il loro sorriso sarcastico. Nell’attesa di incantarci e godere di questa mostra, ammireremo una donna in tutta la sua naturale bellezza,, il cui unico cruccio fu di non essere diventata madre, a causa di quel corpo inadatto che, in fondo, lei ha sempre esposto come il migliore dei trofei.
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