Katarte / Il groviglio materico di Emilio Scanavino

Nascenza, 1963, (part.), olio su tela, cm. 200x200

Il groviglio materico di Emilio Scanavino

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Fondazione Le Stelline, Milano

Dal 10 Aprile al 08 Giugno 2014

I suoi quadri insistono sull’espressione di una  grafia simbolica indagata attraverso ottiche sovrapposte. Il Pittore Emilo Scanavino (1922 – 1986) ha attraversato le sperimentazioni  dell’informale e della pittura del segno. Un segno di groviglio materico, una pennello netto, penetrante nei mille nodi, sono questi i primi attori della sua abbondante opera scambiandosi il ruolo nell’approfondimento dei temi trattati. Nascenza, Il Pane, La Tramatura, Senza titolo, L’uovo, Presenza sono i nomi che l’autore rincorre ripetutamente nel rappresentare i suoi dipinti e la interminabile serie di disegni.

Senza titolo, 1954, olio su tela, cm. 119.5 x 83
Senza titolo, 1954, olio su tela, cm. 119.5 x 83

L’Archivio Emilio Scanavino presenta la mostra personale dell’artista, “Nascenza“, a cura di Elisabetta Longari. L’esposizione offre una rilettura e un approfondimento dell’opera di Emilio Scanavino, artista annoverato tra i protagonisti della stagione informale italiana, dando rilievo, col suo arrembaggio sperimentale, a quegli aspetti innovativi di miracolosa modernità.

Disegni inediti, eseguiti tra il 1961 e il 1978, e 17 sculture realizzate dal 1959 al 1969 anch’esse quasi tutte mai esposte, aprono l’esposizione legando tra loro un compatto apparato di connessioni, cambiando ritmi e mantenendo impalpabili affinità. Si apre col Senza titolo 1951, sull’onda di una rispondenza cromatica espressionista, per spingersi nel periodo della prima maturità, risalente al Senza titolo del 1954 per finire col Senza titolo 1960.

Emilio Scanavino, dopo un inizio figurativo, si indirizzò ben presto al postcubismo, con le forme che progressivamente si dissolvevano del tutto nei primi anni ’50. Il nodo stilizzato che caratterizzerà tutta la sua produzione successiva, nel 1954 comincia ad affiorare nelle sue tele, un nodo che poi diventerà la sua firma caratteristica. Le opere degli anni ’50 sono considerate le più belle, in esse c’è la creazione di una pittura dell’interiorità con tutte le sue inquietudini, segnando in modo indelebile la sua espressione artistica.
Nei suoi quadri più tardi degli anni ’70 il “nodo” è perfettamente delineato e riconoscibile, declinato in inquietanti forme, a volte disgregando quasi la tela. E’ difficile posizionare Scanavino in una collocazione ben marcata, lo si può ritenere un astrattista informale, vicino all’Espressionismo astratto e alla ricerca artistica di Hans Hartung e Georges Mathieu.

La Sindone,1957, olio su tela, cm. 195 x 130
La Sindone,1957, olio su tela, cm. 195 x 130

E’ nella sua attitudine verso il lato enigmatico e misterioso dell’artista che si deve esplorare per scoprire il background che dà alla luce le sue immagini che vagano curiose ai margini degli accadimenti quotidiani. Alcune sculture esposte, quali ad esempio Geometria malata (1967), vero e proprio objet trouvé, e la scultura del 1968 composta da Tre uova in terracotta smaltata deposte su un letto irregolare di sabbia, avanzano proposte di carattere innovativo sul fronte dell’installazione, mentre sorprendono perché svelano che è soprattutto la fragilità ad attrarre lo sguardo di Scanavino.

La mostra sarà accompagnata da tre video (1961,1974,1980) che documentano l’attività del Maestro, presentati nella dark room, e da un catalogo in italiano e inglese che raccoglie un ricco apparato iconografico delle opere in mostra e un testo critico della curatrice Elisabetta Longari.

Nascenza,1963, olio su tela, cm. 200x200
Nascenza,1963, olio su tela, cm. 200×200

Conseguito il diploma artistico, Scanavino nel 1942 si iscrive alla Facoltà di Architettura a Milano, ma interrompe gli studi perché chiamato alle armi. Nel 1947 si reca per la prima volta a Parigi dove soggiorna qualche tempo e, accanto ai critici, incontra i poeti e gli artisti, Edouard Jaguer, Wols, Camille Bryen. L’esperienza parigina si rivelerà fondamentale nel suo percorso stilistico, in particolare per gli echi del postcubismo che assimila e interpreta in chiave personale fin dal 1948, quando espone alla Galleria l’Isola di Genova. Nel 1951, in occasione di una mostra personale alla londinese Galérie Apollinaire, trascorre un periodo a Londra, dove viene profondamente colpito dall’opera di Bacon, di Sutherland e di Matta.

Le sue opere cominciano a suscitare l’interesse di numerosi critici verso la prima metà degli anni Cinquanta, Guido Ballo, Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Christian Dotremont, Alain Jouffroy. La sua attività espositiva conta su rassegne di prestigio internazionale: le varie Biennali veneziane (1950, 1954, 1958, 1960 sala personale), Documenta 2 a Kassel (1959) o la Quadriennale a Roma (1960), Parigi, Londra, New York, Tokyo.

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