Katarte / Il Padrino della Pop Art: Richard Hamilton
Foto per la copertina di Living Arts Magazine, 1963
Biglietti non disponibili
Fino al 26 maggio 2014
Lo chiamavano “papà Pop”, ma Richard Hamilton (1922-2011) era molto di più. E’ stato un artista “intensamente entusiasta del suo tempo”. Progettò situazioni leggendarie come quello che fece con “drastici, Londra 67” , che è stata la risposta dell’artista per l’arresto e il processo di Mick Jagger dei Rolling Stones e mercante d’arte di Hamilton e Robert Fraser, una serie di opere e una serigrafia sul supporto di una foto dove i due sono ammanettati insieme in un furgone della polizia che li porta in tribunale, accusati di possesso illegale di stupefacenti. Primissimo piano delle manette, a regola d’arte l’effetto evanescente a sottolineare la cruda realtà dell’attimo. Nulla sembra più pop della celebre installazione del 1956 “Fun House“ – cardine della mostra – dove Hamilton combina immagini dai manifesti dei film con quelle di riviste e di frammenti di storia dell’arte, ma denuncia anche profeticamente la crescente invasione nei nostri salotti di schermi e telefoni in un marketing di massa che manipola la nostra mente, quello che lui chiamava “la grande matrice visiva che ci circonda”.
I primi progressi nell’arte e nel design del XX secolo hanno notevolmente ispirato Hamilton; in primis le teorie estremiste e gli esperimenti di Marcel Duchamp e Picabia, le tecniche evolutive della Bauhaus e l’architettura di Le Corbusier. Durante la seconda guerra studia disegno tecnico ingegneristico che sarà sfruttato nella sua futura pratica di assemblaggio dei diversi materiali. Nel dopoguerra, la sua passione per le nuove elaborazioni nell’arte e tecnologia della programmazione lo indirizzeranno a cercare nuove tecniche di design e comunicazione visiva fino ad avventurarsi in una serie di generi artistici, tra pittura, disegno, fotografia e cinema
Decenni di intensa creatività non possono racchiudere l’appellativo dato a Richard Hamilton come caposcuola della Pop Art, un riconoscimento troppo limitativo per circoscrivere un percorso artistico di altissimo livello durato 60 anni. Hamilton profeta della Pop Art, ma anche fomentatore politico; ha realizzato tre dittici relativi ai “dilemmi” dell’ Irlanda del Nord. Il cittadino, 1981-83, che riproduce un detenuto repubblicano. Il soggetto, 1988-1990, che ritrae un lealista che sfila nella contestazione e Lo Stato, 1993, che mostra un soldato britannico di pattuglia. Eclettico e acuto osservatore, ha esplorato l’arte della fotocamera e persino del computer, tra i primi a scandagliarne le risorse interpretative, ha profuso competenze tecniche nel nuovo mondo del design, della televisione, le sue connessioni con la pittura, e ancora il suo confrontarsi con altri linguaggi, altri artisti, hanno fatto di lui il Papà Pop.
La prima parte della mostra è dedicata al periodoche precede la Pop Ar. Il suo contatto all’arte popolare è datato 1956 con Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing? in cui sono assemblate foto di personaggi dei film, manifesti, riviste e storia dell’arte. Il collage è famoso come la prima opera della Pop Art. Nel periodo che va dal 1957 al 1963, Hamilton si dedica a opere differenti, legate da un unico denominatore: il mescolarsi di tecniche di riproduzione, materiali e soggetti. Plastica, alluminio e carta si fondono sulle tele, insieme a diagrammi, immaginari simboli, collages e rilievi. Nel 1964 Richard si concentra sul mondo degli interni, dando vita a una serie di collages tra cui The Painting Desk, Interiors I e II.
E poi la trilogia di dittici dipinti sul “contestatore sporco”. Emblematico il ritratto del politico laborista Hugh Gaitskell del 1963, raffigurato come il mostro di Filmland , dopo che Gaitskell aveva rinnegato la campagna anti – nucleare. E più avanti dipinti di protesta che scimmiottano alcuni personaggi come nell’installazione, Sala di Trattamento, dove uno schermo rimanda l’immagine di una Margaret Thatcher che parla rivolta a un letto di ospedale dal lenzuolo sgualcito o ancora, nel 2010 il ritratto di un Tony Blair com un diabolico cow boy dallo sguardo decisamente idiota. Un premier spietatamente criticato che aspirava a farsi leader di guerra.
Dal 1964 al 1979 l’artista approfondisce la sua passione per il design, l’architettura e il prodotto. Nascono le opere dedicate al marchio Braun e al Guggenheim Museum. Nello stesso periodo, Hamilton crea oggetti che enfatizzano il suo brand: Richard.
Tra le ultime opere esposte c’è Polaroid and Portraits: serie di fotografie che ci mostrano un Hamilton in situazioni eterogenee, ognuna delle quali è stata scattata da artisti e personaggi amici: Francis Bacon, Andy Warhol, Roy Lichtestein, Yoko Ono, John Lennon, Paul e Linda McCartney, Christo, Bob Irwin, Henry Cartier Bresson, Gerard Richter, Jasper Johns. Non mancano i suoi autoritratti e la serie di immagini dedicate ad altri grandi divi come Marilyn Monroe e Bing Crosby.
Richard Hamilton, nato a Londra nel 1922, ha studiato alla Royal Academy Schools e la Slade School of Art, e ha continuato a insegnare presso la Scuola Centrale di Londra di Arti e Mestieri e l’Università di Newcastle upon Tyne. Alla Biennale di Venezia del 1993 ha rappresentato la Gran Bretagna e le sue opere sono esposte nelle più famose collezioni pubbliche e private nel mondo. La retrospettiva londinese della Tate Modern è una esplorazione particolareggiata del lavoro di Hamilton dagli anni ’50 sino all’anno della morte.
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