Katarte / Jackson Pollock e gli “Irascibili” della Scuola di New York
Biglietti non disponibili
Palazzo Reale, Milano
fino al 16 febbraio 2014
Il 20 maggio del 1950 un gruppo di artisti, prevalentemente facenti parte dell’Espressionismo Astratto americano, scrissero una lettera di risentita protesta, pubblicata sul New York Times, con cui espressero tutto il loro ribelle disappunto per l’ingiusta esclusione delle loro opere da una grande mostra che il Metropolitan Museum dedicava all’arte americana. I destinatari erano Francis Henry Taylor, direttore del Metropolitan e Robert Beverly Hale, conservatore aggiunto per l’arte americana dello stesso museo. Tra i firmatari di quello storico documento – tutti immortalati in una celebre fotografia di Nina Leen – troviamo quelli più conosciuti di Jackson Pollock, Willem de Kooning, Mark Rothko, Robert Motherwell e Barnett Newman. Un atto che passò alla storia e che li rese famosi, secondo l’etichetta con cui li definì l’Herald Tribune, come il “gruppo degli Irascibili”.
A Milano ritroviamo il percorso di questa fondamentale fase della storia dell’arte recente, non solo americana ma internazionale. “ Un momento fondamentale che rappresenta il passaggio del testimone dell’innovazione artistica dall’Europa all’America: per la prima volta nella storia infatti non sono Milano o Parigi o Vienna a dettare la linea delle nuove tendenze nel campo delle arti visive, ma una città oltreoceano che grida a gran voce la propria radicale originalità. “– ha commentato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –.
La mostra è esito di quella collaborazione che Palazzo Reale ha avviato con i maggiori musei internazionali che, con i loro prestiti d’eccezione, contribuiscono a seguire e tracciare percorsi di analisi di temi legati alla storia dell’arte: protagonista in questo caso è il Whitney Museum di New York, istituzione che fin dall’inizio ha sostenuto e promosso proprio le ricerche degli “Irascibili”.
Una menzione a parte merita il celebre scatto realizzato da Nina Leen che ritrae i diciotto “Irascibles” vestiti da banchieri, pubblicato nel gennaio del 1951 dalla rivista Life, che verrà esposto in una sala del Palazzo Reale. Lì si possono distinguere le figure di Pollock, de Kooning, Rothko, Newman e Motherwell, Adolph Gottlieb, William Baziotes, James Brooks, Hans Hofmann, Bradley Walker Tomlin, Jimmy Ernst, Weldon Kees, Ad Reinhardt, Richard Pousette-Dart, Fritz Bultman, Theodoros Stamos, Clyfford Still e Hedda Sterne, unica donna del gruppo.
“Nell’album fotografico della storia dell’arte”, scrive Luca Beatrice nel suo saggio, “quello degli Irascibili è tra gli scatti più famosi, almeno quanto i Futuristi in abito da gran sera, i Dada immortalati da Alfred Stieglitz, i Surrealisti vestiti alla moda, fino ai cinque della Transavanguardia in smoking all’inizio degli anni Ottanta.
Protagonista indiscussa della mostra è l’opera Number 27, 1950 di Pollock, forse il suo quadro più famoso, nonché prestito eccezionale, data la delicatezza e la fragilità di questo olio, oltre alle sue dimensioni straordinarie – circa tre metri di lunghezza. Jackson Pollock, quindi, ma non solo: anche Rothko, de Kooning, Kline sono presenti con alcuni tra i capolavori più rilevanti della collezione, come Mahoning di Franz Kline, (1956), Door to the River di Willem de Kooning (1960) e Untitled (Blue, Yellow, Green on Red) (1954) di Mark Rothko, accanto a opere di artisti come William Baziotes e Bradley Walker Tomlin, che con la loro produzione permettono una narrazione più completa, e diversificata, emblematica dell’epoca stessa e della prassi collezionistica del Whitney, precoce e importante sostenitore dell’Espressionismo Astratto.
Attraverso le opere esposte si potranno leggere con attenzione tutte le tensioni e i differenti esiti che si sono verificati in quella stagione, dal gesto liberatorio e istintivo di Jackson Pollock fino ad arrivare alla suggestiva poesia cromatica, lirica e animosa di sentimento, di Mark Rothko. Protagonista il colore che emerge dalla semi oscurità di un allestimento sobrio e senza vezzi che ne enfatizza la potente individualità: le cromie si susseguono e ritrovano la vitalità di un reciproco confronto nelle espressioni dei loro protagonisti. La mostra, che consta di oltre 60 capolavori, copre un arco storico che va dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Sessanta.
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