Katarte / Jeff Koons. La prima retrospettiva al Whitney, tra kitsch, luccichii e sfarzo
Balloon Dog arancione, 1990
Biglietti non disponibili
Fino al 19 ottobre 2014
Jeff Koons è smisuratamente venerato come uno dei più prestigiosi, influenti, celebri e dibattuti artisti del dopoguerra. Nel suo cammino, ha sperimentato nuovi criteri alla readymade, collaudato le frontiere tra arte d’avanguardia e cultura di massa, ha toccato i punti estremi della produzione industriale, e trasformato il confrontarsi degli artisti al mito della celebrità e del global market. Nonostante ciò, non è mai stata dedicata a Koons una retrospettiva di spessore. Arricchita da circa 150 opere dal 1978 ad oggi, questa mostra sarà la più completa mai dedicata all’innovativa opera dell’artista.
“Questo è quello che volevo a questo punto della mia vita”, l’autore con il suo sorriso perenne durante la presentazione alla stampa: “Ho 59 anni, spero che questa mostra possa avere un dialogo con il mondo dell’arte, con i giovani artisti e contribuire a mostrare le opportunità e la libertà che i giovani artisti hanno oggi a seguire i propri interessi”, ha detto.
La mostra “Jeff Koons – A Retrospective” resterà negli annali come la prima grande retrospettiva dedicata a un solo artista nel Whitney. “Non volevamo lasciare l’edificio, guardando indietro con nostalgia. Volevamo fare qualcosa di audace, nuovo per il Whitney, per Jeff e per New York “, dice Scott Rothkopf, curatore della retrospettiva. E Jeff Koons lo ha glorificato aggiudicandosi il primato d’eccellenza ad un’asta per un artista vivente, lo scorso novembre, quando la sua scultura Balloon Dog (arancione) è stata aggiudicata da Christie per oltre 58 milioni di dollari (€ 42.500.000). Una gigantesca scultura gonfiabile con cui koons celebra l’infanzia, la speranza e l’innocenza. L’opera, delle famose Celebration Series, iniziate nei primi anni 1990, è considerata l’espressione suprema nel portfolio di Koons.
Esploso come superstar, l’artista italoamericano ha fatto del kitsch il suo marchio di fabbrica; stavolta ha anche l’ardire di entrare tra squilli di tromba nel Gotha dell’universo classico, presentando agli astanti un’esplosione di figure mitologiche, veneri, diane, centauri e altro della scultura romana che la bottega Koons ha riprodotto scrupolosamente allegandovi una “Gazing Ball” come sigillo. E’ una palla di vetro blu che giace sulle sculture a coprire le intimità, con sullo sfondo un’esplosione di immagini che includono frammenti riconoscibili della “Venere” di Botticelli.
E’ l’artista più audace, più famoso e più pagato del momento. Le sue opere hanno quotazioni altissime, che arrivano a sfiorare molti milioni di dollari. Erede di Andy Warhol, Jeff Koons è il grande interprete contemporaneo dello stile neo-pop. Con lui le forme del kitsch non sono mai banali, ma acquistano un fascino particolare, spesso ben oltre il pudore. Dalle statuine erotiche con Ilona Staller, ai grandi gonfiabili come Rabbit o la Pantera Rosa, Baloon Venere, Popeye, la raccolta di ceramiche Koons, Orso con Policeman e Michael Jackson con Bubbles, e ancora Flores 1978, la sua prima opera, o Aspirapolvere Hoover o Gorilla e Balloon dog.
Koons, il golden boy della storia dell’arte, incentra il suo lavoro su temi quali il consumismo, la banalità, il gusto, l’infanzia, la sessualità. Oggi, famosissimo e straricco, padre di sei figli, quattro dall’attuale moglie Justine, Ludwig, uno nato nel 1992 dall’unione con Ilona Staller, al secolo Cicciolina, e una sesta figlia avuta in gioventù, mister Koons gestisce una factory nel quartiere di Chelsea a Manhattan. Alle dipendenze del maestro oltre 150 artigiani, pittori, scultori, designer. La differenza con la fabbrica di Andy? “Non si fanno feste qui. Si lavora”.
Il materiale scelto è plastilina bianchissima che conferisce alle statue una natura camaleontica tra marmo e plastica. L’equivoco, l’ambivalenza rarefatta è come sempre la firma di Koons; e il tema della simulazione è il leitmotiv che predilige, in un arrangiamento abilmente orchestrato a più segmenti di interpretazione. Da un lato le statue classiche, dall’altro la palla di vetro, elemento decorativo dei giardini della sua infanzia in Pennsylvania.
“Jeff Koons è l’Andy Warhol del suo tempo”: Come dice Adam D. Weinberg, direttore del Whitney. E non solo perché utilizza anche gli oggetti di uso quotidiano e popolare, un aspirapolvere, un tappetino, ma anche perché è in anticipo sul suo tempo per poter così influenzare i nuovi talenti emergenti. Ogni serie del lavoro di Jeff Koons corrisponde ad una fase della sua vita; non ha mai creato confini tra la vita privata e quella professionale. Ha imparato la lezione di Salvador Dalí, il suo primo idolo che lo ha iniziato alla pittura: “La mia esperienza con lui mi ha fatto sentire che potevo fare quello che volevo. Si può avere una vita e l’arte può essere il centro della vostra vita. “
“E’ come una famiglia insieme, ogni opera è come un figlio; ciascuno è unico, hanno il loro proprio spirito, ma condividono il DNA. Questa mostra è una piattaforma per il futuro. Io credo nel lavoro e spero che altre persone possono trovarne il senso” dice Koons.
Questo ottobre, il Whitney Museum di New York darà l’addio a quello che è stato il suo quartier generale per 48 anni. Il canto del cigno del vecchio Whitney, l’edificio di cemento nell’Upper East Side. Il Whitney, nella primavera del 2015, avrà un nuovo spazio, progettato da Renzo Piano, più completo e adatto ai grandi eventi dell’arte contemporanea.
La mostra si trasferirà dal 26 novembre 2014 ad aprile 2015 al Centre Pompidou, Musée national d’art moderne, Parigi, e dal 5 giugno al 27 Settembre 2015, al Guggenheim di Bilbao.
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