Katarte / La Bellezza: utopia dei Preraffaelliti
John Everett Millais, Ofelia, 1851-1852, olio su tela (part)
Biglietti non disponibili
Fino al 13 luglio 2014
Ispirato da Shakespeare, dalla Bibbia, dalla natura e colorato da un lessico poetico, introspettivo e spirituale, gli artisti preraffaelliti costituirono un vero e proprio movimento di avanguardia, stimolati da un estremo proposito di rovesciare i canoni accademici vittoriani. Nel 1848 tre giovani allievi della Royal Academy, John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti, William Holman Hunt, fondano a Londra la Pre-Raphaelite Brotherhood (Confraternita dei Preraffaelliti) movimento artistico esclusivamente britannico. La scelta del gruppo è quella di evidenziare le proprie disapprovazioni su un’opera di Raffaello Sanzio (1483-1520), La Trasfigurazione (1518-1520, musei Vaticani). I tre giovani studenti auspicano il ritorno ad una forma d’arte conforme a quella esistente prima di Raffaello, scevra da ogni artificiosità accademica. L’arte praticata dai primitivi italiani, in particolare proprio quello medievale, è il modello artistico che questi studenti scelgono come orientamento di genuinità e indipendenza.
La Confraternita dei Preraffaelliti realizzò in arte una rivoluzione pari a quella che la sfrenata industrializzazione stava praticando nel mondo inglese proponendo un’estetica radicalmente nuova, una concezione poetica e contemplativa della natura la quale deve essere dipinta in modo diretto e autentico, e in questa mostra vogliono suggerirci il loro ideale di cosa sia la bellezza, o meglio l’utopia della bellezza, con opere che diffondono oggi più di ieri un’ ammaliante seduzione. La contemporaneità del tema sulla bellezza, idea stravolta nell’arte contemporanea, è sottolineata dal concetto di “utopia”. I preraffaelliti prendevano la bellezza molto sul serio e, supportati dallo scrittore, poeta e critico d’arte John Ruskin e da poeti come Baudalaire, Keats, Tennynson e Blake, riuscirono a fronteggiare e opporsi ai cambiamenti del loro tempo.
La figura femminile immersa in una natura lussureggiante, scrupolosa e realistica primeggia subito nei quadri dei Preraffaelliti; ma sia la natura che la donna erano il ponte per la comprensione di una entità fiabesca e astratta. Il ruolo delle modelle, vere e proprie muse ispiratrici, divenne sempre più preminente e impossibile fu sostituirle dopo averle rese immortali. Nella farneticante ricerca dell’Utopia dei Preraffaelliti, Christina, Annie, Jane, Elizabeth, pur diverse fisicamente, cominciarono a somigliarsi tutte e a diventare una sola entità con la natura circostante. La bellezza svela il lato oscuro nella decadenza. L’utopia è nella purezza impossibile.
Lontani dallo sfarzoso Rinascimento rappresentato da Raffaello, lo stile primitivo preraffaellita celebrava la bellezza per la bellezza, libera da ogni fine. Dipingere la chiarezza sorprendente con la brillantezza dei suoi colori in un realismo coraggioso era scioccante per il pubblico di allora che percepiva questa natura come “grossolana”.
Nei disegni preparatori che sono conservati alla Tate Gallery di Londra, la musa più amata prima da Millais, che la ritrasse quasi fedelmente nella celeberrima Ophelia e poi da Dante Gabriel Rossetti, fu Elizabeth Siddal, una giovane sarta londinese, poi moglie del pittore. La donna, affetta da depressione, è la protagonista di molti ritratti in cui Rossetti riusciva a percepirne la malinconica bellezza, candida e fragile ma nello stesso tempo era il dono più alto che la vita potesse offrire.
Ma come per i Preraffaelliti, anche per Rossetti il concetto di bellezza subirà molte trasformazioni comparabili nei dipinti. La donna svenevole dal collo di cigno, cinta da lunghi capelli rossi, in un dormiveglia, divenne sempre più smarrita in pensieri sconci. La donna dalla bellezza ambigua, satanica dalle labbra turgide prende il posto della donna-nuttambula. Rossetti trasforma la donna in idolo: diventa più imponente, sensuale, pomposa, con una presenza fisica meno celestiale come l’Astarte Syriaca, a metà tra il volto dolce di Siddal e quello dell’amante Jane Millais, di una consistenza mascolina.
Al più famoso della Confraternita, Dante Gabriel Rossetti e alle sue amate donne, è dedicata la parte più avvincente dell’esposizione, quella finale, conlo sfoggio di alcuni capolavori, Beata Beatrix, L’Amata, Monna Vanna, Regina Cordium e la celebre Proserpina. La Mostra e il ricercatissimo catalogo raccolgono oltre 150 capolavori tra dipinti, sculture, fotografie, avvalorando così con ricchezza di informazioni il poliedrico impatto e l’ascendente della creatività preraffaellita.
L’evento si svolge in sette sezioni: La Storia, La Religione, Il Paesaggio, La Vita Moderna, La Poesia, La Bellezza e Il Simbolismo. Una peculiarità contemporanea al tutto la da un video, a cura di Luca Beatrice, che racconta l’influenza che la Confraternita dei Preraffaelliti ha avuto sulla cultura occidentale, tra gotico e dark, a partire dagli anni ’80: nella moda (Vivienne Westwood, Alexander McQueen), nel cinema (Tim Burton, Francis Ford Coppola) e soprattutto nella musica (Joy Division, Bauhaus e The Cure “Lullaby, dall’album Disintegration, potrebbe tranquillamente fare da colonna sonora a questa mostra” – ha detto la Beatrice)
Condividi con la community di Katarte la tua personale esperienza, indicando su un valore da 1 a 5 stelle, quanto consigli "La Bellezza: utopia dei Preraffaelliti".