Katarte / La galassia di Arp in Sardegna
Veduta della mostra
Biglietti non disponibili
fino al 16 febbraio 2014
[dropcap]N[/dropcap]ell’importante mostra (a cura di Rudy Chiappini e Lorenzo Giusti) sono riunite opere provenienti in massima parte dalla collezione della Città di Locarno ma anche dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dalle collezioni di Intesa Sanpaolo e da altre raccolte private. Esposte alcune tra le più celebri sculture di Arp – Hurlou, Pas encore de titre, Feuille-miroir e Torse-amphore – realizzate tra l’inizio degli anni Cinquanta e la metà dei Sessanta, rappresentative della sua singolare attitudine alla creazione di forme organiche, insieme a dodici straordinari rilievi, realizzati da Arp nel periodo della piena maturità creativa, due arazzi e una serie di collage e découpage di grandi dimensioni.
La collezione della Città di Locarno è nata nel 1965 grazie a una donazione dei coniugi Jean e Marguerite Arp, e contava originariamente sei sculture e venti rilievi dello stesso Arp, oltre a un cospicuo numero di opere di altri artisti che di Jean e Marguerite erano stati amici. A questo primo nucleo di opere se ne sono in seguito aggiunte altre che hanno contribuito a definire il profilo attuale della collezione, che oggi comprende autori di primo piano e permette di vedere rappresentata una parte importante della storia dell’avanguardia europea del ventesimo secolo.
Una seconda sezione ospiterà invece i lavori del gruppo di artisti che con Arp hanno condiviso, oltre che un sentimento di amicizia, una parte significativa del loro percorso creativo. Tra questi Paul Klee, uno dei più noti artisti del XX secolo, sperimentatore delle possibilità espressive della linea come elemento figurativo indipendente; Max Ernst, esponente di punta del Surrealismo, autore di immagini in cui figurazione e astrazione convivono; Alexander Calder, autore dei famosi “mobiles”, sculture astratte sospese, mosse dalle correnti d’aria, influenzate dal linguaggio di Arp. In mostra anche opere di Theo Van Doesburg, in rappresentanza della corrente neoplastica, Sonia Delaunay, pittrice ucraina, moglie di Robert Delaunay, che affiancò il marito nella ricerca pittorica del simultaneismo, Alberto Magnelli, che tra il 1939 e il 1944, in stretto contatto con i coniugi Arp e Delaunay, sperimentò nuove forme espressive in linea con le ricerche del gruppo Abstraction-Création, e ancora Meret Oppenheim, pittrice e scultrice svizzera, autrice di sorprendenti oggetti di ispirazione surrealista, e Victor Vasarely, pittore e grafico, prima in contatto con il gruppo Abstraction-Création e quindi fondatore del movimento “optical”.
[dropcap]N[/dropcap]ato a Strasburgo da madre alsaziana e padre tedesco, Arp è noto per il contributo giovanile ai movimenti del Dadaismo – di cui fu tra i fondatori a Zurigo e a Colonia – e del Surrealismo Arp deve la sua fama all’elaborazione di un linguaggio astratto originale, rivolto all’individuazione di un principio creativo e primigenio della forma. Un’attitudine che l’artista sviluppò nel corso degli anni Trenta, con la partecipazione ai movimenti astrattisti Cercle et Carré e Abstraction-Création, e successivamente, nella maniera caratteristica che lo ha reso noto in tutto il mondo occidentale, tra l’immediato dopoguerra e la metà degli anni Sessanta.
Intervista a Rudy Chiappini, direttore del MAN
“Innanzitutto abbiamo voluto presentare l’opera di Arp nella sua complessità. Oltre ai rilievi, la mostra presenta anche i papiers déchirés, in grado di soddisfare lo spirito ludico dell’artista quanto l’ansia di trasgressione insita nel dadaismo, i collages e gli arazzi, evidenti esemplificazioni del concetto di arte concreta così profondamente radicato nella poetica arpiana.
La rassegna si prefigge quindi di presentare la ricca varietà di sbocchi della ricerca dell’artista legata a pochi concetti fondamentali – il sogno, la spontaneità dell’ispirazione, la metamorfosi delle forme – che nel corso degli anni si arricchisce costantemente di nuove sfumature. Negli ultimi anni della sua esperienza creativa, Arp ha purificato ulteriormente il proprio linguaggio, raggiungendo i vertici dell’essenzialità formale”.
Galleria
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