Katarte / La tradizione scultorea nel dinamismo di Tony Cragg

Terrazza dell'Auditorium Oscar Niemeyer

La tradizione scultorea nel dinamismo di Tony Cragg

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Villa Rufolo e Piazzale dell’Auditorium Niemeyer, Ravello – Salerno

fino al 31 ottobre 2014

In una location cinematografica che si affaccia panoramicamente sul mare le sculture di Tony Cragg richiamano il ritmo delle onde dando la sensazione di nuotare tra il verde della villa e l’azzurro orizzonte. Dodici strutture monumentali dal linguaggio plastico e architettonico antico e moderno.

Dinamismo, forma, spazio sono gli ingredienti fondamentali su cui Tony Cragg (1949) edifica il suo lessico, interpretando in una prospettiva nuova la grande epopea della scultura europea. La figura umana e l’oggetto emergono dalla ricerca più recente dell’artista proteso a cogliere e tramutare la perpetua evoluzione suggerita dal movimento. Villa Rufolo e l’Auditorium Niemeyer, habitat immaginifici ed esclusivi nel mondo, regalano un momento magico per esplorare i variegati percorsi intrapresi dal maestro inglese. Cragg, che presenta una parte del lavoro degli ultimi decenni, ripristina una stimolante affinità con gli spiazzi dove i profili svettanti delle sculture celebrano un patto bucolico con il cosmo circostante. Interpretando così il contesto come una restituzione del ruolo primario alla natura come impulso creativo nella forma e nella materia.

Wild relatives, 2005, bronzo
Wild relatives, 2005, bronzo

Il percorso espositivo di queste dodici strutture monumentali, si sviluppa dai luoghi incantati della Villa, dove c’è “Wild Relatives”. E’ una delle più conosciute sculture di Cragg: coppia di volti che si intersecano come in un gioco vorticoso allo specchio; dopo è la volta del Belvedere, dove ci accolgono tre grandi colonne in bronzo di cui la prima, “Ever after”, rastremata in linea perpendicolare, “Accurate Figures” con il suo groviglio ritmico di volti e “Runners”, che suggerisce velocità in opposte direzioni. Cauldron” la troviamo nell’antica sala da pranzo conquistandone lo spazio con i suoi accennati passi di danza; nella vecchia cappella c’è “Congregation”, un’opera che vuole essere un atto di riverenza al mondo marinaresco, interagendo tra  luce e movimento, con l’utilizzo di materiali anche innovatori.  “Outspan” si presenta come una conchiglia  scanalata che con il suo colore giallo vivo, riverbera la nicchia di pietra nel chiostro moresco.

Runners, 2008. Bronzo
Runners, 2008. Bronzo

Il viaggio si conclude sulla terrazza dell’Auditorium, dove cinque sculture  si sposano con il panorama ma ancor di più con la rotondità della struttura architettonica progettata dal famoso genio brasiliano  Oscar Niemeyer. “Luke”, che con i suoi quasi 4 metri sembra avvitarsi al cielo, “False idols”, dove leggiamo un chiaro richiamo alle scultre dei Moi, “Manipulation” di cui Cragg ha detto “Questa superficie integra  numeri e lettere greco latine. Non importano i segni di provenienza, hanno tutti la stessa causa, vengono spinti dall’interno della scultura”. Per finire “Caught Dreaming” e “Turbo” . Un ideale viaggio all’interno dell’opera dell’artista degli ultimi quindici anni; si tratta infatti di opere composte a partire dalla fine degli anni Novanta fino ad oggi.

Come Renoir amava dipingere en plein air“, Cragg realizza il sogno della scultura monumentale all’aperto; tutte le sculture outdoor ingigantiscono il parametro creativo delineandosi sulla linea dell’orizzonte, lasciando vivere la materia e percepire il mondo circostante. Una full immersion resa possibile grazie a una scelta espositiva di notevole lungimiranza. Nel creare le sue sculture Tony Cragg si è avvalso di tutto, dai materiali di scarto utilizzati nei cantieri edili, fino agli oggetti di uso quotidiano che ha accumulato da sempre assemblando variopinti accorpamenti-collage, per giungere poi alle morbide e disarticolate superfici in legno, ceramica, gesso, bronzo, vetro e resine chimiche degli ultimi lavori.

Congregation, 2009, foto Michael Richter
Congregation, 2009, foto Michael Richter

Tony Cragg opera sulla dinamicità della rappresentazione con un intimo contatto alla scultura: come se volesse manipolare la massa immobile dall’interno ed espandere la sua energia, come  degli specchi che rinviano il dinamismo dell’immaginazione, un travaglio poetico in perpetuo mutamento.“C’è questa idea che la scultura sia statica, o forse addirittura morta, ma sono assolutamente contrario a questo. Io non sono una persona religiosa, sono un materialista assoluto e per me il materiale è eccitante e in ultima analisi, sublime.

Il curatore della mostra Flavio Arensi: “l’incontro coi lavori di Cragg può diventare un momento unico per capire come la tradizione scultorea occidentale ha cercato, lo scorso secolo, una nuova grammatica linguistica, rendendo la riflessione sulla forma il pretesto migliore per parlare della vita, delle sue dinamiche, dei suoi segni”.

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