Katarte / Scanavino. Il groviglio di un minimalismo cromatico

Scanavino. Eccesso, 1969. Olio su tavola, cm 80x80

Eccesso, 1969. Olio su tavola, cm 80x80

Scanavino. Il groviglio di un minimalismo cromatico

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Galleria Dep Art, Milano

Fino al 1 giugno 2016

Un groviglio di neri, rossi e grigi serpeggiano come filo spinato che vuole allacciare e serrare creature amorfe e preistoriche erette su campiture deserte monocolori devastate da infinite matasse filiformi. Il segno di Emilio Scanavino (Genova, 1922 – Milano, 1986) nasce e si sviluppa nell’intreccio di concatenamenti, di corde che avvinghiano i colori, penetrandoli, che assaltano la tela mediante colpi di pennellate affondate, graffianti e violente.

Dagli esperimenti figurativi degli esordi, la ricerca di Scanavino sfiorò gli umori del postcubismo, scarnendo le forme che progressivamente si schematizzarono sino a svanire agli inizi degli anni ’50 per il delinearsi nelle sue tele dell’embrione di una sua firma distintiva, il nodo stilizzato che caratterizzerà tutta la sua produzione successiva.

Scanavino, Nascosto 1, 1968. Tecnica mista, cm 150x150
Nascosto 1, 1968. Tecnica mista, cm 150×150

Scanavino, informale e non

“Non ho da offrire colori, posso solo tentare di trattenere questo nero che cola”, come l’artista steso affermava. La selezione del periodo più creativo tra 1971 e 1986 è esposta in questa mostra; una fase della vita dell’artista in cui si evince che lo spazio è un’esigenza spiccatamente in risalto, proponendo una nuova prospettiva di lettura delle tele dell’artista genovese. Il vuoto è il ruolo in primo piano interpretato come una distesa senza confini ed inebriato da una texiture, una intelaiatura sinusoidale fluttuante nel limpido mare del colore monocromatico, in cui il suo lessico grafico e coloristico si esprime.

Scanavino. Eccesso, 1969. Olio su tavola, cm 80x80
Eccesso, 1969. Olio su tavola, cm 80×80

Problematico è collocare l’artista Scanavino in una corrente ben circoscritta; la sua ricerca espressiva lambisce lo stile informale, per approdare ai confini dell’Espressionismo astratto, dove il suo inconscio tormento troverà un incisivo respiro pittorico che renderà unica la sua arte.
Dagli anni ’70 il suo marchio si concretizza nel famoso e riconoscibile nodo che si staglia netto e risoluto, esplicitato in profili rabbiosi, spesso intimidatori impiastricciati di rosso pungente.

Scanavino. L'Arco, 1972. Olio su tela, cm 60x60
L’Arco, 1972. Olio su tela, cm 60×60

Un allestimento sobrio curato con essenzialità che però accende l’autorevolezza e l’impeto di questi grafismi che rischiano di avvolgerti, tanto virulento è il segno che esce a fiotti dalle tele esposte – come racconta il gallerista Antonio Addamiano: “così come uscivano dallo studio dell’artista” con le cornici originali. La rarissima opera Nascosto 1, del 1968, dopo un lungo oblio, è in mostra insieme ad altri lavori del maestro, come Eccesso del ’69 e i magici Alfabeti senza fine del 1974 e del 1977. Alcuni pregiati dipinti degli anni ’80, tra cui Come l’edera, completano il percorso.

Organizzata in collaborazione con l’Archivio Scanavino e con testo critico di Claudio Cerritelli, la monografica espone circa 25 opere datate tra il 1968 e il 1986.

Orari: da martedì a sabato, ore 10.30 – 19. Chiuso domenica e lunedì. Catalogo bilingue italiano/inglese, con testo di Claudio Cerritelli

Link: www.depart.it

 

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