Katarte / Murales sul Tevere di William Kentridge
William Kentridge proietta le immagini sul muraglione, durante i lavori preparatori
Biglietti non disponibili
” [dropcap]T[/dropcap]riumphs and Laments” questo il nome del progetto. A Roma è di scena la grande arte pubblica. Non un fatto ricorrente per la Capitale, e in genere per le città italiane, poco avvezze alle connessioni tra arti e architettura contemporanee e i centri urbani densi di memorie storiche ed archeologiche. Oggi, un progetto di dimensioni colossali, pensato proprio in sinergia con l’anima monumentale della città, nel segno del rispetto, dell’integrazione, della valorizzazione e insieme della ricerca, arriva grazie all’impegno di Tevereterno Onlus. Un’associazione che ha lo scopo di restituire alla Città Eterna vita, bellezza e centralità del fiume Tevere, costruendogli intorno degli eventi capaci di favorire la partecipazione di turisti e cittadini.
Il progetto è ideato da William Kentridge. Il grande artista sudafricano realizzerà un’opera lunga 550 metri sui muraglioni del Tevere compresi tra ponte Sisto e ponte Mazzini: attraverso la pulitura selettiva della patina di smog e della pellicola biologica accumulatasi sulle superfici, Kentridge creerà più di novanta grandi figure, alte fino a nove metri, protagoniste di un racconto epico in cui prenderanno forma i trionfi e le sconfitte dell’umanità, dall’età del mito fino alla vicende del presente. Come una lunga pellicola cinematografica, un fregio classico o una sceneggiatura teatrale srotolata nello spazio, la storia di Roma si tramuterà in una infinita processione di simboli e di personaggi: un landmark di grande impatto visivo, che i passanti potranno ammirare dalle banchine lungo il fiume così come dal livello del Lungotevere.
Accanto ai volti d‘imperatori e schiavi lungo le banchine del fiume si animeranno anche figure della storia più attuale, protagoniste di pagine di storia recenti, disegnate alla maniera evocativa di Kentridge, con disegni e animazione.
[dropcap]L[/dropcap]a tecnica – ideata e utilizzata dall’artista statunitense Kristin Jones nello stesso luogo, già nel 2005 – consente di non alterare le caratteristiche chimico fisiche del travertino, essendo perfettamente compatibile con la tutela dei monumenti storici, escludendo quindi spray, vernici e stencil . Un’opera, dunque, destinata a una progressiva scomparsa: negli anni i nuovi strati di smog e di materia biologica si accumuleranno sui muraglioni, lasciando sbiadire le immagini. Un cortocircuito significativo tra la natura imponente del lavoro, unita alla sua densità storica, e la fragilità di un inervento pensato per sciogliersi tra le maglie del tempo, lentamente.
Le fasi di preparazione sono già partite e il fregio – il più grande mai creato dall’artista – inizierà a vedere la luce nel 2014, con una serie di appuntamenti performativi in programma nel 2015, a conclusione del lavori. A curare il tutto sarà l’associazione stessa, sotto la direzione artistica della fondatrice Kristin Jones, insieme a una squadra internazionale di artisti, architetti, urbanisti e professionisti della cultura. Il budget? Interamente messo a disposizione da gallerie e sponsor privati.
Tevereterno, fondata nel 2004, ha già coinvolto nei suoi progetti sul Tevere artisti del calibro di Jenny Holzer, Steve Reich, Kiki Smith, Roberto Catani, Walter Branchi: un lavoro prezioso e intelligente, che ha portato migliaia di persone a riscoprire il waterfront di Roma, attraverso la forza delle visioni contemporanee.
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